martedì 30 novembre 2010

OIL AND WATER DO NOT MIX

Continuo l'approfondimento tra design, arte e utilità sociale, segnalando un lavoro particolare e veramente notevole. Ideatore del progetto è l'agenzia di comunicazione Happiness Brussels che con originalità ha messo in campo un'azione nobile ed utile all'ambiente.

Tutti noi ricordiamo, purtroppo, lo scempio avvenuto lo scorso 26 aprile al largo delle coste della Louisiana. L'ennesimo disastro ambientale provocato dall'uomo e dalle lobby affaristio che (British Petroleum) senza pietà che mettono a repentaglio la vita e la sopravvivenza stessa del pianeta.

Per raccogliere fondi per gestire questo disastro, l’agenzia ha chiesto al designer inglese Anthony Burrill di realizzare una serie limitata di 200 poster serigrafati a mano, da vendere online.

La particolarità del progetto sta nel fatto che i poster siano stampati utilizzando il catrame raccolto sulle spiagge della Lousiana, essi presentano una scritta molto semplice, didascalica, ma provocatoria "OIL AND WATER DO NOT MIX", che possa sensibilizzare tutti nel dedicare maggiore attenzione all'ambiente.
Ecco il video della preparazione delle opere:




Tutti i benefits vanno allorganizzazione non-profit Coalition to Restore Coastal Louisiana

Se avessi un'agenzia di comunicazione potente, mi inventerei qualcosa del genere anche per Napoli. Invece di elemosinare soldi e discariche alle altre regioni, magari sarebbe bello cercare il modo di guadagnare sostegno economico in modo creativo, tramite il riciclo dei cumuli di munnezza sparsi in giro. Semmai questo post giungesse agli occhi di qualche artista nostrano che volesse cogliere la sfida, io sono a disposizione per collaborare! :D
[Povera me, questo blog è sempre più utopico]

lunedì 29 novembre 2010

Da Cosa nasce Cosa...

Da cosa nasce cosa, claim pubblicitario o moderna interpretazione della legge di Lavoisier, "nulla si crea, nulla si distrugge?"
Beh, la risposta è sempre la stessa, anche se molti non sembra che se ne accorgano: "TUTTO SI TRASFORMA".

Il desiderio di parlare di design sostenibile e derivato da materiale riciclato è ovviamente frutto dello scempio ambientale che stiamo vivendo noi campani. La necessità di ricorrere a discariche ed inceneritori è solo insinuata nei cervelli della massa, in realtà si potrebbe ovviare tale problema con trattamenti specifici di compostaggio dell'organico e una raccolta differenziata responsabile.

Ecco delle creazioni realizzate da designers, lavorando con materiale totalmente riciclato.
La prima proposta è stata concepita dalla mente creativa di un designer italiano, Giulio Patrizi.





"Le ECO PA(n)CKS sono arredi urbani divertenti, colorati, a volte rigorosi, ma sempre funzionali e, naturalmente, eco-friendly poiché interamente realizzati con materiali derivanti dalla raccolta differenziata e dal riciclo di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro (anche se in percentuali diverse). ECO-PA(n)CK si chiamano Matchbox, Nuvola, uRbik, Favelas, Floating Paper, Retrò, le sei panchine prodotte con materiali di riciclo e donate a 21 città italiane da CONAI e dal Ministero della Tuteta dell'Ambiente e del Mare."

Un altro divertente ed utile esempio ci viene da Reversible, un’azienda francese che, come indica chiaramente il suo slogan “èco design”, si dedica alla produzione di oggetti di design ecosostenibili, cioè non solo riciclati ma anche riciclabili.
Reversible utilizza princiapalmente i teli in pvc dei cartelloni pubblicitari che andrebbero buttati, per dare vita a complementi d’arredo (come pouf o lampade) o ad accessori (come le borse) unici, poichè ogni pezzo è diverso da un altro.



Non sarebbero oggetti carini da regalare a Natale??

E mentre, utopicamente, mostro sul blog ciò che si potrebbe creare con una buona differenziata, ecco invece un filmato della realtà dei fatti della mia città. Speriamo che la mobilitazione cittadina sensibilizzi più persone possibile. Con preghiera di diffusione e partecipazione.

giovedì 25 novembre 2010

Dialogo della Natura e di un Islandese

Oggi sono un pò di corsa per dedicarmi al bolg in maniera più attiva, ma colgo l’occasione per postare una delle opere che più hanno segnato la mia formazione. Non scorderò mai il mio Prof. d’italiano e latino, la sua passionalità e le partacce che mi faceva perchè sempre distratta! :P


Dialogo della Natura e di un Islandese

Un Islandese, che era corso per la maggior parte del mondo, e soggiornato in diversissime terre; andando una volta per l’interiore dell’Affrica, e passando sotto la linea equinoziale in un luogo non mai prima penetrato da uomo alcuno, ebbe un caso simile a quello che intervenne a Vasco di Gama nel passare il Capo di Buona speranza; quando il medesimo Capo, guardiano dei mari australi, gli si fece incontro, sotto forma di gigante, per distorlo dal tentare quelle nuove acque. Vide da lontano un busto grandissimo; che da principio immaginò dovere essere di pietra, e a somiglianza degli ermi colossali veduti da lui, molti anni prima, nell’isola di Pasqua. Ma fattosi più da vicino, trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo tra bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi; la quale guardavalo fissamente; e stata così un buono spazio senza parlare, all’ultimo gli disse.
Natura. Chi sei? che cerchi in questi luoghi dove la tua specie era incognita?
Islandese. Sono un povero Islandese, che vo fuggendo la Natura; e fuggitala quasi tutto il tempo della mia vita per cento parti della terra, la fuggo adesso per questa.
Natura. Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola da se medesimo. Io sono quella che tu fuggi.
Islandese. La Natura?
Natura. Non altri.
Islandese. Me ne dispiace fino all’anima; e tengo per fermo che maggior disavventura di questa non mi potesse sopraggiungere.
Natura. Ben potevi pensare che io frequentassi specialmente queste parti; dove non ignori che si dimostra più che altrove la mia potenza. Ma che era che ti moveva a fuggirmi?
Islandese. Tu dei sapere che io fino nella prima gioventù, a poche esperienze, fui persuaso e chiaro della vanità della vita, e della stoltezza degli uomini; i quali combattendo continuamente gli uni cogli altri per l’acquisto di piaceri che non dilettano, e di beni che non giovano; sopportando e cagionandosi scambievolmente infinite sollecitudini, e infiniti mali, che affannano e nocciono in effetto; tanto più si allontanano dalla felicità, quanto più la cercano. 

Per queste considerazioni, deposto ogni altro desiderio, deliberai, non dando molestia a chicchessia, non procurando in modo alcuno di avanzare il mio stato, non contendendo con altri per nessun bene del mondo, vivere una vita oscura e tranquilla; e disperato dei piaceri, come di cosa negata alla nostra specie, non mi proposi altra cura che di tenermi lontano dai patimenti. Con che non intendo dire che io pensassi di astenermi dalle occupazioni e dalle fatiche corporali: che ben sai che differenza e dalla fatica al disagio, e dal viver quieto al vivere ozioso. E già nel primo mettere in opera questa risoluzione, conobbi per prova come egli e vano a pensare, se tu vivi tra gli uomini, di potere, non offendendo alcuno, fuggire che gli altri non ti offendano; e cedendo sempre spontaneamente, e contentandosi del menomo in ogni cosa, ottenere che ti sia lasciato un qualsivoglia luogo, e che questo menomo non ti sia contrastato. Ma dalla molestia degli uomini mi liberai facilmente, separandomi dalla loro società, e riducendomi in solitudine: cosa che nell’isola mia nativa si può recare ad effetto senza difficoltà. Fatto questo, e vivendo senza quasi verun’immagine di piacere, io non poteva mantenermi però senza patimento: perché la lunghezza del verno, l’intensità del freddo, e l’ardore estremo della state, che sono qualità di quel luogo, mi travagliavano di continuo; e il fuoco, presso al quale mi conveniva passare una gran parte del tempo, m’inaridiva le carni, e straziava gli occhi col fumo; di modo che, né in casa né a cielo aperto, io mi poteva salvare da un perpetuo disagio. Né anche potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri: perché le tempeste spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Ecla, il sospetto degl’incendi, frequentissimi negli alberghi, come sono i nostri, fatti di legno, non intermettevano mai di turbarmi.

Tutte le quali incomodità in una vita sempre conforme a se medesima, e spogliata di qualunque altro desiderio e speranza, e quasi di ogni altra cura, che d’esser quieta; riescono di non poco momento, e molto più gravi che elle non sogliono apparire quando la maggior parte dell’animo nostro è occupata dai pensieri della vita civile, e dalle avversità che provengono dagli uomini. Per tanto veduto che più che io mi ristringeva e quasi mi contraeva in me stesso, a fine d’impedire che l’esser mio non desse noia né danno a cosa alcuna del mondo; meno mi veniva fatto che le altre cose non m’inquietassero e tribolassero; mi posi a cangiar luoghi e climi, per vedere se in alcuna parte della terra potessi non offendendo non essere offeso, e non godendo non patire.
E a questa deliberazione fui mosso anche da un pensiero che mi nacque, che forse tu non avessi destinato al genere umano se non solo un clima della terra (come tu hai fatto a ciascuno degli altri generi degli animali, e di quei delle piante), e certi tali luoghi; fuori dei quali gli uomini non potessero prosperare né vivere senza difficoltà e miseria; da dover essere imputate, non a te, ma solo a essi medesimi, quando eglino avessero disprezzati e trapassati i termini che fossero prescritti per le tue leggi alle abitazioni umane. Quasi tutto il mondo ho cercato, e fatta esperienza di quasi tutti i paesi; sempre osservando il mio proposito, di non dar molestia alle altre creature, se non il meno che io potessi, e di procurare la sola tranquillità della vita. Ma io sono stato arso dal caldo fra i tropici, rappreso dal freddo verso i poli, afflitto nei climi temperati dall’incostanza dell’aria, infestato dalle commozioni degli elementi in ogni dove. 

Più luoghi ho veduto, nei quali non passa un dì senza temporale: che è quanto dire che tu dai ciascun giorno un assalto e una battaglia formata a quegli abitanti, non rei verso te di nessun’ingiuria. In altri luoghi la serenità ordinaria del cielo è compensata dalla frequenza dei terremoti, dalla moltitudine e dalla furia dei vulcani, dal ribollimento sotterraneo di tutto il paese. Venti e turbini smoderati regnano nelle parti e nelle stagioni tranquille dagli altri furori dell’aria. Tal volta io mi ho sentito crollare il tetto in sul capo pel gran carico della neve, tal altra, per l’abbondanza delle piogge la stessa terra, fendendosi, mi si è dileguata di sotto ai piedi; alcune volte mi è bisognato fuggire a tutta lena dai fiumi, che m’inseguivano, come fossi colpevole verso loro di qualche ingiuria. Molte bestie salvatiche, non provocate da me con una menoma offesa, mi hanno voluto divorare; molti serpenti avvelenarmi; in diversi luoghi è mancato poco che gl’insetti volanti non mi abbiano consumato infino alle ossa. Lascio i pericoli giornalieri, sempre imminenti all’uomo, e infiniti di numero; tanto che un filosofo antico non trova contro al timore, altro rimedio più valevole della considerazione che ogni cosa è da temere. Né le infermità mi hanno perdonato; con tutto che io fossi, come sono ancora, non dico temperante, ma continente dei piaceri del corpo. Io soglio prendere non piccola ammirazione considerando che tu ci abbi infuso tanta e sì ferma e insaziabile avidità del piacere; disgiunta dal quale la nostra vita, come priva di ciò che ella desidera naturalmente, è cosa imperfetta: e da altra parte abbi ordinato che l’uso di esso piacere sia quasi di tutte le cose umane la più nociva alle forze e alla sanità del corpo, la più calamitosa negli effetti in quanto a ciascheduna persona, e la più contraria alla durabilità della stessa vita. Ma in qualunque modo, astenendomi quasi sempre e totalmente da ogni diletto, io non ho potuto fare di non incorrere in molte e diverse malattie: delle quali alcune mi hanno posto in pericolo della morte; altre di perdere l’uso di qualche membro, o di condurre perpetuamente una vita più misera che la passata; e tutte per più giorni o mesi mi hanno oppresso il corpo e l’animo con mille stenti e mille dolori. E certo, benché ciascuno di noi sperimenti nel tempo delle infermità, mali per lui nuovi o disusati, e infelicità maggiore che egli non suole (come se la vita umana non fosse bastevolmente misera per l’ordinario); tu non hai dato all’uomo, per compensarnelo, alcuni tempi di sanità soprabbondante e inusitata, la quale gli sia cagione di qualche diletto straordinario per qualità e per grandezza. 

Ne’ paesi coperti per lo più di nevi, io sono stato per accecare: come interviene ordinariamente ai Lapponi nella loro patria. Dal sole e dall’aria, cose vitali, anzi necessarie alla nostra vita, e però da non potersi fuggire, siamo ingiuriati di continuo: da questa colla umidità, colla rigidezza, e con altre disposizioni; da quello col calore, e colla stessa luce: tanto che l’uomo non può mai senza qualche maggiore o minore incomodità o danno, starsene esposto all’una o all’altro di loro.
In fine, io non mi ricordo aver passato un giorno solo della vita senza qualche pena; laddove io non posso numerare quelli che ho consumati senza pure un’ombra di godimento: mi avveggo che tanto ci è destinato e necessario il patire, quanto il non godere; tanto impossibile il viver quieto in qual si sia modo, quanto il vivere inquieto senza miseria: e mi risolvo a conchiudere che tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere. Per tanto rimango privo di ogni speranza: avendo compreso che gli uomini finiscono di perseguitare chiunque li fugge o si occulta con volontà vera di fuggirli o di occultarsi; ma che tu, per niuna cagione, non lasci mai d’incalzarci, finché ci opprimi. E già mi veggo vicino il tempo amaro e lugubre della vecchiezza; vero e manifesto male, anzi cumulo di mali e di miserie gravissime; e questo tuttavia non accidentale, ma destinato da te per legge a tutti i generi de’ viventi, preveduto da ciascuno di noi fino nella fanciullezza, e preparato in lui di continuo, dal quinto suo lustro in là, con un tristissimo declinare e perdere senza sua colpa: in modo che appena un terzo della vita degli uomini è assegnato al fiorire, pochi istanti alla maturità e perfezione, tutto il rimanente allo scadere, e agl’incomodi che ne seguono.

Natura. Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho l’intenzione a tutt’altro che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.
Islandese. Ponghiamo caso che uno m’invitasse spontaneamente a una sua villa, con grande instanza; e io per compiacerlo vi andassi. Quivi mi fosse dato per dimorare una cella tutta lacera e rovinosa, dove io fossi in continuo pericolo di essere oppresso; umida, fetida, aperta al vento e alla pioggia. Egli, non che si prendesse cura d’intrattenermi in alcun passatempo o di darmi alcuna comodità, per lo contrario appena mi facesse somministrare il bisognevole a sostentarmi; e oltre di ciò mi lasciasse villaneggiare, schernire, minacciare e battere da’ suoi figliuoli e dall’altra famiglia. Se querelandomi io seco di questi mali trattamenti, mi rispondesse: forse che ho fatto io questa villa per te? o mantengo io questi miei figliuoli, e questa mia gente, per tuo servigio? e, bene ho altro a pensare che de’ tuoi sollazzi, e di farti le buone spese; a questo replicherei: vedi, amico, che siccome tu non hai fatto questa villa per uso mio, così fu in tua facoltà di non invitarmici. Ma poiché spontaneamente hai voluto che io ci dimori, non ti si appartiene egli di fare in modo, che io, quanto è in tuo potere, ci viva per lo meno senza travaglio e senza pericolo? Così dico ora. So bene che tu non hai fatto il mondo in servigio degli uomini. Piuttosto crederei che l’avessi fatto e ordinato espressamente per tormentarli. 

Ora domando: t’ho io forse pregato di pormi in questo universo? o mi vi sono intromesso violentemente, e contro tua voglia? Ma se di tua volontà, e senza mia saputa, e in maniera che io non poteva sconsentirlo né ripugnarlo, tu stessa, colle tue mani, mi vi hai collocato; non è egli dunque ufficio tuo, se non tenermi lieto e contento in questo tuo regno, almeno vietare che io non vi sia tribolato e straziato, e che l’abitarvi non mi noccia? E questo che dico di me, dicolo di tutto il genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni creatura.
Natura. Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l’una o l’altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento.
Islandese. Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell’universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono? Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall’inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell’Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l’Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui diseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa.

G.LEOPARDI, Le operette morali


Il dialogo è un pò lungo, ma fate uno sforzo per coglierne l’attualità.
Quell’inquietudine esistenziale tipicamente romantica c’è ancora oggi negli uomini e riemerge ogni volta in cui la natura fa valere se stessa, distruggendo in un attimo l’operato umano.
Il mio pensiero va al terremoto dell’Irpinia di trent’anni fa, all’Aquila ancora da ricostruire, allo Strilanka, ad Haiti e ovunque le persone siano state toccate da eventi del genere.
Quanto siamo piccoli nell’universo.

mercoledì 24 novembre 2010

Bertallot suona Dalì

Ritorno all'"ordine caotico" con un post meno impegnato e che probabilmente riporterà i miei lettori ad una media di 50 click e non 375 come quelli raggiungi ieri. Ma la causa è importante e tentar non nuoce, quindi chi vuole darmi e darsi una mano, può andare a spulciare nell'archivio. ;)

Ricordiamo tutti la canzone "Discoteca labirinto" dei Subsonica? Era il 2000, io ero fan del gruppo torinese e l'album in questione era il fortunato "Microchip emozionale". Oggi, per quanto mi riguarda, ho cambiato un pò i miei gusti musicali, ma il pezzo mi è ritornato in mente per il video che lo accompagnava. Esso, come spiegato nell'introduzione,  si proponeva di offrire una sorta di versione "visiva" della musica, fruibile anche dalle persone con handicap uditivi, cosicché il brano si trasformava in una sorta di esperimento musicale.

Qualche giorno fa, su La Repubblica (ebbene si, ammetto che leggo i giornali, ma soprattutto online) ho trovato un esperimento altrettanto interessante che mi riguarda più da vicino perchè sfocia nell'ambito delle arti visive.
In occasione della mostra di Milano, a Palazzo Reale, Alessio Bertallot & co. hanno inventato un modo alternativo di proporre la mostra al pubblico della radio, sonorizzando una mostra d'arte che si potrà ascoltare sulla radio o visualizzare sul web.



Ecco per voi, alcuni link di video che meglio vi faranno percepire la magia delle parole che descrvono la magia dell'arte, purtroppo il contenuto non è visibile in canali non ufficiali, come ad esempio i blog...
Beccatevi i link: BERTALLOT SUONA DALì, PARTE PRIMA e BERTALLOT SUONA DALì, PARTE SECONDA                

La trasmissione di Alessio Bertallot va in onda, dal lunedì al venerdì, alle 22.30 su Radio2.
Buon ascolto!

martedì 23 novembre 2010

Bondeghedeghdeghe Bondeghebò

Bondi: “Non merito le dimissioni”. Ma non è il caso di fare complimenti. [orio] http://www.spinoza.it/ 


Lunedi 29 alla camera si voterà la fiducia al Ministro dei Beni Culturali, mozione promossa dall’IDV e PD dopo il tragico crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei. L’evento è solo la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso” in quanto ciò che si contesta è l’intera la politica culturale del nostro paese, totalmente inadeguata alle possibilità e al potenziale storico culturale dell’Italia.
Bondi, non solo è totalmente impreparato alle questioni importanti (scaricabarile di competenze su Pompei, silenzio e gelo sul crollo di un santuario del XV secolo a Gela, mancato rinnovo rinnovo di tax credit e tax shelter e al ripiano del Fas per il settore cinema e spettacolo, etc.) ma IGNORA completamente le esigenze e le conquiste del mondo dell’arte e dello spettacolo. Gomorra??? Ammesso che l’abbia visto, per lui è un film di Sorrentino e, come ha detto Guzzanti ieri sera a “Vieni via con me”, se vedesse una tela di Fontana, cercherebbe i vandali che l’hanno squarciata…
Per non partlare dei soliti scandali di Palazzo: notizia fresca di giornata



Noi, non abbiamo alcun diritto di replica, ma magari se ci uniamo possiamo provare a raccogliere un numero cospicuo di firme e CV, da inviare a giornali, webzine, siti…
Proviamo a lasciare il nostro nome e cognome nei commenti al post sul mio blog gemello e vediamo che numero raggiungiamo!
Inoltre se siete del settore, mandate il vostro CV a ministro.cisiamo@gmail.com!!!! E’ora di farci sentire!

PASSATEPAROLA!!!

sabato 20 novembre 2010

Premio Celeste, Paula & Fred Win!

Chi di voi conosce il Premio Celeste?
“Il CELESTE NETWORK è una piattaforma web internazionale, in cui artisti e professionisti dell’arte contemporanea condividono gli interessi che li accomunano, promuovono il loro lavoro, e aderiscono a progetti culturali in una comunità attiva e stimolante.”

Oltre all’aspetto digitale, c’è anche l’aspetto pratico: il comitato del Premio Celeste, organizza ogni anno mostre, cataloghi e premi, sia a livello italiano, sia a livello internazionale.
E’, insomma, un ottimo trampolino di lancio per i giovani artisti contemporanei!

Non mi dilungherò sulle modalità di partecipazione e selezione delle opere, ma mi pare giusto segnalare che le selezioni delle opere sono state curate da un comitato scientifico composto da 20 personalità di spicco, tra critici e curatori, tra cui i curatori della Project Room del Madre di Napoli, Adriana Rispoli ed Eugenio Viola.
Invece, per quanto riguarda la giuria che ha stabilito il verdetto, essa è presieduta da Gabi Scardi e Julia Draganovic (ex curatrice del PAN) ed ha avuto l’onere di raccogliere i voti espressi dagli stessi quaranta artisti in gara per la finale.

Ieri sera presso la Fondazione Brodback di Catania, sono stati proclamati i vincitori, uno per ogni categoria.
Al momento sono troppo di parte per presentarveli tutti come meritano, perciò vi segnalo il lavoro vincitore della sezione “Video & Animazione” presentato da Paula Sunday e Alfredo Maddaluno! :D


Ecco un frame tratto dal video:

 
MADRE
Video, Sacro Mitologico, Filmato, 4:3, 0Minuti50Secondi, 2010
Note sull’opera:
Sul comodino di una camera da letto di un basso napoletano si palesa una schiacciante verità: anche a Napoli, città in cui il culto religioso è sempre stato spiraglio di luce e salvezza, lo scetticismo della società contemporanea costringe le icone religiose ad una dimensione di autosufficienza.  Written and directed by Paula Sunday & Alfredo Maddaluno
Produced by DIY lab (2010) – all rights reserved

E’ il ritratto di una religiosità apparente, trattata con ironia e umorismo, al fine di scatenare un riflessione critica sull’uomo contemporaneo e sui valori di cui si fa portavoce. La piccola Madonna Madre, è addirittura costretta a spolverarsi da sola la campana di vetro ed essere indipendente dall’uomo che ne ha creato l’icona plasmandola a propria immagine, mentre in sottofondo scorre una canzone classica napoletana, che ne connota il contesto di riferimento.
 
Paola era in finale anche nella sezione fotografia con un lavoro eccezionale, che già le è valsa la vittoria del Premio delle Arti 2010. L’opera in questione si chiama “Fabbrica” (from “That’s all, folks!” project). Eccola:
 
Come dice l’artista:
“Fabbrica” è la foto-madre della serie “That’s all, folks!” ed il luogo in cui ognuno di noi costruisce un “se stesso” da presentare al mondo, riducendosi non più ad individuo ed essere umano ma a “prodotto” della società.
Gli altri vincitori della VII edizione del Premio Celeste sono Laura Bisotti, Mario Rossi e i Quiet Ensemble pe r le categorie pittura, fotografia e grafica digitale, scultura e performance.
 
Per quanto riguarda Paola e Alfredo, tanti complimenti!!!
E in bocca al lupo per il Celeste Prize International 2010 di New York! ;)

venerdì 19 novembre 2010

Wicked Bauhaus

Poichè ieri mi sono dilungata in un post prolisso e socialmente impegnato, per non apparire troppo pesante, oggi ritorno con i piedi tra le nuvole e la testa un pò più in su.
Ecco proposto per voi un sito eccezionale, sin dal nome Bauhaus 2 your house
Si tratta di un portale che permette di acquistare pezzi d'arredamento ispirati ai grandi designer Bauhaus e non solo.
Lo stile che esso ci offre, ci permette di ritornare indietro nel tempo, e di "vivere" tramite riproduzioni, il gusto nato in seno all'utopica repubblica di Weimar, straordianria occasione di sperimentazione e verifica degli elementi che entrarono a far parte della nozione di Nuova Oggettività.
L'influsso di Gropius, Meyer e l'influenza di De Stijl sono riconoscibili in pezzi d'arredo che potrai ordinare per arredare il tuo appartamento.
Sedia Rietveld

Mies Van der Rohe small cocktail table

Sofa Gropius

Sofa Marshmellow - Nelson

Sarebbe bellissimo poter arredare una casa con un arredamento del genere! Piccola, grande pecca: i prezzi...e quindi non si potrà far altro che rimediare da Ikea! :(
Trattare di quest'argomento mi ha fatto venire in mente un'artista che ho avuto il piacere di conoscere l'anno scorso, mentre lavoravo in galleria T293. Lei si chiama Helen Marten, classe 1985...vi assicuro che è una pazza creativa simpaticissima e geniale. Ha creato molti lavori di ispirazione bauhaus, ma reinventandoli in un modo personlissimo e punk.

Ecco una "Sedia Rietveld":
Helen Marten, Do it yourself, 2010

Questo invece, fa il verso al divano "Marshmellow" di Nelson. Che ne site di un bel separè???
Helen Marten, George Nelson, 2010

Queste due opere erano esposte per la mostra "Wicked Patterns", la mia prima mostra vissuta dall'interno di una galleria!
L'ultima immagine che vi mostro è sempre del repertorio di Helen e ben esemplifica il suo rapporto con i padri del Bauhaus. Si intitola FUCK THE BAUHAUS
Helen Marten, Fuck the Bauhaus, 2009

Per maggiori info su Helen Marten: http://helenmarten.weebly.com/

giovedì 18 novembre 2010

"Caro" Sallusti...

Gentile Direttore,
trovo veramente sconcertanti alcune dichiarazioni fatte da lei in televisione ed alcune strategie editoriali praticate dalla sua testata. In primo luogo faccio riferimento alla sua ultima apparizione al programma di Giovanni Floris, "Ballarò" in cui, lei afferma, facendo riferimento alla crisi politica che sta investendo la maggioranza, di "essere di fronte ad una crisi di palazzo e che non c'è traccia di manifestazioni significative da parte degli elettori".
Probabilmente mi contesterà a monte il fatto che, a suo parere, "non esiste alcuna crisi politica nella maggioranza".
Eppure per Fini, Bocchino & co. la crisi c'è ed è aperta anche formalmente. Parere che condivido.
Ritornando a bomba, vorrei segnalarle alcune manifestazioni e contestazioni più o meno organizzate che hanno avuto luogo o sono in programmazione in quest'ultimo periodo. Lo farò con un elenco, poichè questo metodo è tanto efficace.


Tanto per citarne qualcuna passata, altre sono in programmazione come la manifestazione di sabato 27 novembre a Roma, organizzata dalla Cgil in difesa dei giovani e i nostri diritti lavorativi, domenica 5 dicembre c'è la convention organizzata dal popolo viola. Per tralasciare i prossimi appuntamenti più strettamente politici, ovverola mozione di sfiducia al ministro Bondi, del prossimo 27 novembre.
Per quanto queste fonti da cui ho scelto i filmati possano sembrarle faziose, le potrei benissimo rispondere che sono le uniche a mostrare la realtà dei fatti. Per qualche assurdo motivo.
Ancora, nella stessa puntata di martedì scorso ha vagamente affermato che l'emergenza rifiuti è sostanzialmente sottocontrollo e che solo "alcune zone della città di Napoli e della provincia" sono ancora "sotto l'immondizia".
In questo caso, non ho bisogno di usufruire del contributo altrui, ma mi è bastato semplicemente scendere di casa per trovare il solito quadro. Che va avanti a fasi alterne dal 2008, sia chiaro. Ieri, il suo stesso giornale ha provveduto a smentirla, in quanto citava il rischio di "disastro ambientale" e quindi, per tanto, non localizzato.



Infine, la questione Saviano.
Nonostante ieri ci sia stata una vittoria per tutti coloro che hanno fiducia nella giustizia italiana (non padana) e il ministro Maroni, abbia dichiarato in modo spassionatamente populista a mio parere, di voler deporre le armi, Il Giornale si è presentato con un editoriale irrispettoso e con mire esclusivamente personali.
Saviano non sarà un santo, e spero non lo voglia essere. E' uno scrittore ed ha il merito di aver portato in evidenza la realtà della criminalità organizzata, in Campania e non solo. Anche grazie a lui, oggi Casal di Principe, vostra terra di conquista, è FORTUNATAMENTE sotto controllo dello Stato. Che il suo intervento a "Vieni via con Me" sia stato fortemente critico, non ci sono dubbi, ma le cose da lui dette sono supportate dai fatti e dalla DIA.
Anche al Nord c’è, ed è radicata, la ‘ndrangheta. Del resto, è presente dagli anni 60 e negli ultimi 15 è diventata, secondo la relazione 2009 della Direzione Nazionale Antimafia, «mafia imprenditrice» la cui attività mira «all’esercizio di un capillare controllo del territorio» caratterizzato da un'evoluzione «costante e progressiva».
E poi, suvvia, non pecchiamo di ipocrisia: purtroppo anche al nord esiste la mafia, ndrangheta, camorra o come preferite chiamarla voi autoctoni. Certo, è importata dal sud, ovviamente. Come gran parte dei cittadini milanesi, torinesi, padani molti dei quali militano anche nella Lega, pur avendo discendenze meridionali.
L'impegno dello Stato è quello di tener testa a queste organizzazioni e di sconfiggerle.
Se Saviano ha dichiarato che gli interlocutori di queste organizzazioni criminali sono militanti della Lega, si prende le sue responsabilità, ma a supporto di tali pesanti dichiarazioni adduce nomi, luoghi e fatti (vedi il "dimenticato" caso di Angelo Ciocca.)
A questo punto perchè infangare la persona Saviano e istigare i vostri lettori più appassionati ad aderire ad una campagna contro lo scrittore? Saviano non ha generalizzato e non ha attaccato il nord d'Italia, si è limitato a sottolineare che anche lì le mafie esistono ed intrattengono rapporti con la politica. Qualsiasi colore essa porti, le organizzazioni criminali ci provano. E spesso ci riescono.
Se non le infastidisce, le consiglierei di guardare il film di Tornatore, Il Camorrista, magari le cose le saranno più chiare.
Perchè seminare odio e rancore per scopi politici, isinuando cose che non sono state espresse?
Le ricordo che lei ha l'onore di dirigere un giornale fondato da un grandissimo giornalista, tale Indro Montanelli, quindi, nonostante l'ormai dilagante faziosità della sua  testata (ma non solo la sua), cerchi di raccontare i FATTI e di verificarne le FONTI, come la deontologia giornalistica impone.
Spero che questa campagna vergognosa di inciuci e polveroni da "grande fratello" e salotti televisivi, ci sarà risparmiata almeno sui giornali, ma la vedo difficile, finchè chi comanda entrambi i media di comunicazione è una sola, implicata, persona.

L'articolo che segue fu pubblicato il 9 dicembre 1973 sul Corriere della Sera, intitolato "Sfida" ai dirigenti della televisione. Buon lettura e buona riflessione.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all'organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d'informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d'informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l'intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l'unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l'edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s'intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d'animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l'hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l'analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell'adeguarsi al modello "televisivo" - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre.
(Pierpaolo Pasolini, "Corriere della Sera", 9 dicembre 1973)

martedì 16 novembre 2010

Banksy in città!

La street Art è la forma d’arte di combattimento per eccellenza.
Per quasto mi piace.
Perchè è una forma d’arte di protesta, realizzata attraverso disegni spesso a sfondo satirico, riguardanti argomenti come la politica, la cultura e l’etica.
Oggi voglio fare un breve flash su Banksy, artista originario di Bristol, la cui vera identità è dubbia (forse Robin Gunningham), come la leggenda del writer impone.
La tecnica che preferisce per i suoi lavori di guerrilla art è da sempre lo stencil, che proprio con Banksy è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso street artists di tutto il mondo. E’ impossibile non avere visto uno dei suoi lavori, la cui forza innesca un processo di riflessione immediato.








I suoi lavori sono principalmente nel Regno Unito, ma non solo, essi sono presenti in luoghi simbolici di città e metropoli in ogni parte del mondo. Anche qui a Napoli, si dice che l’artista abbia operato.
Le sue azioni creative erano concentrate nel centro storico, una è in Piazza dei Gerolamini, lungo via Tribunali, l’altra è stata distrutta qualche tempo fa, dai soliti pseudo artistelli, che imbrattano con tags improponibili le murature storiche del centro antico.
Ecco l’opera a piazza dei Gerolamini:
Invece questa è un’immagine dello stencil che non troverete più. Esso si trovava di fronte al campanile di Santa Chiara, lungo via Benedetto Croce:
Come potete notare, Banksy aveva fatto in modo di non intervenire sulle murature preesistenti e risalenti a secoli fa. Seppure l’artista in questione non fosse lui, è sicuramente una persona rispettosa delle preesistenze e delle evidenze storico culturali, distante anni luce dai vandali che imbrattano le città.

lunedì 15 novembre 2010

Restauro dei monumenti - L'impresa promuove

Sui libri di mktg si sente tanto parlare di Caused Related Marketing, Responsabilità Sociale, Corporate Giving ed altre formulette anglofone che stentano a trovare un oggettivo riscontro nella vita quotidiana d'impresa.
Soprattutto se si tratta di un'impresa italiana
.
Ad ogni modo, si tratta di strumenti strategici che consentono alla realtà imprenditoriale di PROMUOVERE se stessa, attraverso la promozione di comportamenti socialmente responsabili ed utili, al fine di contribuire al benessere sociale (da un lato) e perseguire finalità imprenditoriali (dall'altro).

Ecco un esempio concreto.
Da anni la statua di Paolo Emilio Imbriani, sita in piazza Mazzini, luogo in cui passo abitualmente ogni giorno, è imbrattata ed imbruttita da milioni di scritte vandaliche ad opera di stupide persone. Tali segni, geroglifici senza significato nè significante, sono lontanissimi dalla nobile arte del writing che, se professata con dedizione artistica, può rivalutare luoghi urbani dismessi (e non).
Ecco le condizioni in cui versa la piazza:



Le orribili scritte di Nico + Tore, Formaggino, Tommy ed altri scugnizzielli della zona, presto (si spera!) saranno lavate via. E' infatti stato approvato il restauro del monumento ad opera della la  A&C network, società specializzata pubblicità e marketing.
Ovviamente, lo sponsor procederà all'intervento affidando i lavori ad una impresa di restauro specializzata, avendone in cambio pubblicità e passaparola attraverso l'installazione temporanea di impianti di sponsorizzazione del marchio sulla struttura di cantiere. Un pò in questo modo:


Dal comunicato diffuso dalla Seconda Municipalità si legge: "L'importo dell'intervento di restauro è di circa euro 38.000,00 (iva compresa al 20%). Tempo massimo di installazione dell'impianto e di completamento dei lavori è di 4 mesi (119 giorni).L'inizio dei lavori è previsto tra il 15/20 novembre 2010."

Oggi 15 novembre in piazza Mazzini non c'era ancora segno di restauri in corso, ma aspetto fiduciosa.

Spero che la stessa soluzione potrà essere garantita al più presto anche ad un'altra statua mortificata crudelmente.
In Piazza Dante,  luogo strategico e da poco riqualificato dalla risistemazione urbanistica progettata da Gae Aulenti, la statua di Dante (ma anche le nuove panchine e gli interni della metro) sono -già- in condizioni veramente pietose. :(






Ho sempre provato un forte senso di fastidio verso l’indecorosità di certi comportamenti. E non riesco a comprendere come non ci siano ancora disposizioni effettive per monitorare e prendere provvediamenti.
Non sono una dispotica seguace del peggior brunettismo, ma non tollero certe schifezze.
Manteniamo puliti almeno i monumenti!!!

sabato 13 novembre 2010

Arte sinestetica: Michel Gondry

Oggi parliamo di arte sinestetica.
Il termine sinestesia sta ad indicare la contaminazione di sensi e percezioni, quindi una situazione in cui gli stimoli uditivi, olfattivi, tattili e visivi, sono conviventi in un unico fenomeno (artistico in questo caso).
Come opere sinestetiche, voglio proporre dei videoclip musicali che si avvalgono del lavoro creativo di un grande regista cinematografico e di interpreti musicali  che stimo.

Il regista in questione è il francese Michel Gondry, che esordisce nella realizzazione di  video per il gruppo musicale in cui suonava come batterista alla fine degli anni ’80, gli Oui Oui. Tale attività lo impegna fino al 1992 anno dello scioglimento della band. Uno dei video diretti dal regista passa su MTV e viene notato da Björk, che gli chiede di dirigere il video di “Human Behaviour”. Nasce così il sodalizio con l’artista che durerà a lungo e che poi lo porterà a realizzare video anche con altri gruppi musicali.
Per un assaggio dei suoi video più belli, vi rimando al mio blog gemello...qui i video possono essere caricati solo se sono già sul mio pc... :(

Secondo me è un genio!
Sprecate un pò di tempo per guardarli, se non li conoscete ;)
Per intenderci Gondry è il regista di quel capolavoro che è Eternal Sunshine of the Spotless Mind, ossia Se mi lasci ti cancello o L’arte del sogno (La science des rêves).
L'arte del sogno

The Eternal Sunshine of a Spotless Mind

venerdì 12 novembre 2010

NON PIU'

Ieri mattina, aggirandomi per piazza Garibaldi, ho avvistato dei manifesti che mi sono sembrati familiari.
Sono manifesti di “annunci di lavoro”, come tanti se ne trovano in rete, che riportano a grandi caratteri proposte di sfruttamento così tristemente verosimili al giorno d’oggi.


“Agenzia di pubblicità CERCA account junior con padre pronto a mantenerlo a vita”
Gruppo informatico CERCA giovani laureati con il massimo dei voti e la minima dignità” 

E’ ovvio che si tratta di una provocazione.
Ciò che mi colpito è che 100 metri più avanti, questi manifesti sono sormontati da una grande scritta in rosso: NON +
Appena sono tornata a casa mi sono messa alla ricerca in internet ed ho rimediato una bella scoperta da condividere con tutti coloro che sono in questa condizione o che ci sono passati.



















 


Giovani disposti a tutto fa parte del nostro essere giovani oggi. Chi di noi, pur di lavorare è sceso a compromessi con la propria dignità???
Ovviamente non mi riferisco a metodologie da “velina”.
Faccio riferimento, ad esempio, agli stage che tutti siamo disposti a fare, senza retribuzione, con la speranza che essi si trasformino in qualcosa di concreto.
Il sito di Giovanidispostiatutto.it è da qualche tempo “occupato” da NON+.
Ci siamo mai fatti un esame di coscienza? Se non fossimo più disposti a tutto?? Se non lo fossimo più TUTTI, il sistema non potrebbe reggere.
L’italia, repubblica democratica fondata sullo stage, avrebbe i giorni contati.
Anche perchè, quanti degli stage per cui veniamo interpellati sono a norma? quanti retribuiti? (NESSUNO?) quanti rientrano nei 18 mesi post lauream e quindi coprono lo stagista con le dovute assicurazioni?
APRIAMO GLI OCCHI!!!

Se i datori di lavoro, fanno i loro porci comodi, anche noi – in quanto “generazione disperata”- abbiamo contribuito alla creazione di questo meccanismo. Un buon 40% di responsabilità è nostra e lo si deve riconoscere.

Io sono stata assunta con un contratto di collaborazione occasionale, l’anno scorso. Insieme a me c’era uno “stagista”. Ovviamente, per modo di dire, poichè aveva da tempo superato il tempo debito per fare uno stage. Dopo sei mesi di rinnovo (con un contratto part time a 400€, dichiarato a 200€, per pagare meno contributi), la nostra collaborazione è finita.
E mi sembra ovvio!
Perchè pagare una persona, se c’è qualcun altro che svolge le stesse mansioni gratis???
Questa è solo una delle tante esperienze che ognuno di noi ha vissuto. E scommetto che potreste raccontarne molte, altrettanto deprimenti, anche voi.

Citando il sito:
La storia di Giovani Disposti a Tutto è la storia della nostra generazione e della sua precarietà.
Quella di annunci di lavoro così incredibili da stare esattamente sul confine tra il tragico e il ridicolo, per i quali nessuno ha mai davvero pubblicamente riso, né si è mai davvero disperato.
Le centinaia di commenti e reazioni arrivate nel sito hanno raccontato una storia di prospettive mancate, speranze deluse, promesse tradite. Tutte vissute in solitudine.
Chi fa parte della nostra generazione individualistica ed atomizzata e’ sempre stato disposto a tutto.
A troppo.
Adesso siamo giovani NON + disposti a tutto.
Perché ormai abbiamo capito che da soli non potremo cambiare la nostre vite.

E’ impossibile non condividerne i propositi ed io, che sto vivendo un periodo di speranze utopiche, ci voglio credere e soprattutto voglio partecipare.
Magari è un pò tardi per segnalarlo, ma oggi alle 15.00 a Piazza del Gesù ci sarà un Flash Mob sulla quastione.
Per quanto mi riguarda, c’è il sole, non vedo perchè non andare. :)
Vi terrò aggiornati!
Ragazzi, attiviamoci! Non esistono colori politici in quest’iniziativa, siamo persone qualificate ed intelligenti, ma penalizzati da un sistema malato.
Mobilitiamoci, anche attraverso la ComunicAzione.
Libertà è Partecipazione.

Ecco un link di un articolo uscito su La Repubblica per approfondire l’argomento.