giovedì 18 novembre 2010

"Caro" Sallusti...

Gentile Direttore,
trovo veramente sconcertanti alcune dichiarazioni fatte da lei in televisione ed alcune strategie editoriali praticate dalla sua testata. In primo luogo faccio riferimento alla sua ultima apparizione al programma di Giovanni Floris, "Ballarò" in cui, lei afferma, facendo riferimento alla crisi politica che sta investendo la maggioranza, di "essere di fronte ad una crisi di palazzo e che non c'è traccia di manifestazioni significative da parte degli elettori".
Probabilmente mi contesterà a monte il fatto che, a suo parere, "non esiste alcuna crisi politica nella maggioranza".
Eppure per Fini, Bocchino & co. la crisi c'è ed è aperta anche formalmente. Parere che condivido.
Ritornando a bomba, vorrei segnalarle alcune manifestazioni e contestazioni più o meno organizzate che hanno avuto luogo o sono in programmazione in quest'ultimo periodo. Lo farò con un elenco, poichè questo metodo è tanto efficace.


Tanto per citarne qualcuna passata, altre sono in programmazione come la manifestazione di sabato 27 novembre a Roma, organizzata dalla Cgil in difesa dei giovani e i nostri diritti lavorativi, domenica 5 dicembre c'è la convention organizzata dal popolo viola. Per tralasciare i prossimi appuntamenti più strettamente politici, ovverola mozione di sfiducia al ministro Bondi, del prossimo 27 novembre.
Per quanto queste fonti da cui ho scelto i filmati possano sembrarle faziose, le potrei benissimo rispondere che sono le uniche a mostrare la realtà dei fatti. Per qualche assurdo motivo.
Ancora, nella stessa puntata di martedì scorso ha vagamente affermato che l'emergenza rifiuti è sostanzialmente sottocontrollo e che solo "alcune zone della città di Napoli e della provincia" sono ancora "sotto l'immondizia".
In questo caso, non ho bisogno di usufruire del contributo altrui, ma mi è bastato semplicemente scendere di casa per trovare il solito quadro. Che va avanti a fasi alterne dal 2008, sia chiaro. Ieri, il suo stesso giornale ha provveduto a smentirla, in quanto citava il rischio di "disastro ambientale" e quindi, per tanto, non localizzato.



Infine, la questione Saviano.
Nonostante ieri ci sia stata una vittoria per tutti coloro che hanno fiducia nella giustizia italiana (non padana) e il ministro Maroni, abbia dichiarato in modo spassionatamente populista a mio parere, di voler deporre le armi, Il Giornale si è presentato con un editoriale irrispettoso e con mire esclusivamente personali.
Saviano non sarà un santo, e spero non lo voglia essere. E' uno scrittore ed ha il merito di aver portato in evidenza la realtà della criminalità organizzata, in Campania e non solo. Anche grazie a lui, oggi Casal di Principe, vostra terra di conquista, è FORTUNATAMENTE sotto controllo dello Stato. Che il suo intervento a "Vieni via con Me" sia stato fortemente critico, non ci sono dubbi, ma le cose da lui dette sono supportate dai fatti e dalla DIA.
Anche al Nord c’è, ed è radicata, la ‘ndrangheta. Del resto, è presente dagli anni 60 e negli ultimi 15 è diventata, secondo la relazione 2009 della Direzione Nazionale Antimafia, «mafia imprenditrice» la cui attività mira «all’esercizio di un capillare controllo del territorio» caratterizzato da un'evoluzione «costante e progressiva».
E poi, suvvia, non pecchiamo di ipocrisia: purtroppo anche al nord esiste la mafia, ndrangheta, camorra o come preferite chiamarla voi autoctoni. Certo, è importata dal sud, ovviamente. Come gran parte dei cittadini milanesi, torinesi, padani molti dei quali militano anche nella Lega, pur avendo discendenze meridionali.
L'impegno dello Stato è quello di tener testa a queste organizzazioni e di sconfiggerle.
Se Saviano ha dichiarato che gli interlocutori di queste organizzazioni criminali sono militanti della Lega, si prende le sue responsabilità, ma a supporto di tali pesanti dichiarazioni adduce nomi, luoghi e fatti (vedi il "dimenticato" caso di Angelo Ciocca.)
A questo punto perchè infangare la persona Saviano e istigare i vostri lettori più appassionati ad aderire ad una campagna contro lo scrittore? Saviano non ha generalizzato e non ha attaccato il nord d'Italia, si è limitato a sottolineare che anche lì le mafie esistono ed intrattengono rapporti con la politica. Qualsiasi colore essa porti, le organizzazioni criminali ci provano. E spesso ci riescono.
Se non le infastidisce, le consiglierei di guardare il film di Tornatore, Il Camorrista, magari le cose le saranno più chiare.
Perchè seminare odio e rancore per scopi politici, isinuando cose che non sono state espresse?
Le ricordo che lei ha l'onore di dirigere un giornale fondato da un grandissimo giornalista, tale Indro Montanelli, quindi, nonostante l'ormai dilagante faziosità della sua  testata (ma non solo la sua), cerchi di raccontare i FATTI e di verificarne le FONTI, come la deontologia giornalistica impone.
Spero che questa campagna vergognosa di inciuci e polveroni da "grande fratello" e salotti televisivi, ci sarà risparmiata almeno sui giornali, ma la vedo difficile, finchè chi comanda entrambi i media di comunicazione è una sola, implicata, persona.

L'articolo che segue fu pubblicato il 9 dicembre 1973 sul Corriere della Sera, intitolato "Sfida" ai dirigenti della televisione. Buon lettura e buona riflessione.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all'organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d'informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d'informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l'intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l'unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l'edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s'intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d'animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l'hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l'analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell'adeguarsi al modello "televisivo" - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre.
(Pierpaolo Pasolini, "Corriere della Sera", 9 dicembre 1973)

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